Precisiamo che articoli, recensioni,
comunicazioni, eventi, appuntamenti... e quant'altro vengono da noi pubblicati
non in base ad una adesione ideologica o morale, ma solo
se ce ne viene fatta esplicita richiesta (anche con una semplice
comunicazione fatta alla nostra Redazione a scopo di pubblicazione),
pur rimanendo noi liberi di soddisfare o meno i desiderata.
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Crediamo opportuno oggi, 17 Marzo 2011, proporre al nostro lettore il proclama di un grande Re, Francesco II. Ci teniamo a sottolineare che è facile essere grande quando la fortuna è favorevole, ma la vera grandezza la si vede nella fortuna avversa, e questa è appunto la Grandezza di Francesco II, un grandissimo Re, il nostro Re, al quale ancora oggi vogliamo tanto bene e del quale andiamo orgogliosi. Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi |
Da questa Piazza ove difende, più che la corona, l'indipendenza della Patria comune, il vostro Sovrano alza la voce per consolarvi delle vostre miserie e per promettervi tempi più felici. Traditi egualmente, egualmente spogliati, ci alzeremo insieme dai nostri infortuni. |
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L'opera dell'iniquità non è mai durata lungamente e le usurpazioni non sono eterne. |
Io sono napoletano, nato tra voi, non ho respirato un'altra aria, non ho visto altri paesi, non conosco altro suolo che il suolo natale. Tutte le mie affezioni sono nel Regno; i vostri costumi sono i miei costumi, la vostra lingua è la mia lingua, le vostre ambizioni sono le mie ambizioni. |
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Il mondo intero l'ha visto; per non versare sangue, ho preferito rischiar la mia corona. |
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In mezzo a continue cospirazioni, non ho fatto versare una sola goccia di sangue, e si è accusata la mia condotta di debolezza. Se l'amore più tenero per i sudditi, se la confidenza naturale della gioventù nella onestà altrui; se l'orrore istintivo del sangue meritano tal nome, sì, io certo sono stato debole. Al momento in cui la rovina dei miei nemici era sicura, ho fermato il braccio dei miei generali, per non consumare la distruzione di Palermo. Ho preferito abbandonare Napoli, la mia cara capitale, senza essere cacciato da voi, per non esporla agli orrori d'un bombardamento, come quelli che hanno avuto luogo più tardi a Capua e ad Ancona. |
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Ho creduto in buona fede che il re del Piemonte, che si diceva mio fratello e mio amico, che si protestava disapprovare l'invasione di Garibaldi, che negoziava col mio governo un'alleanza intima per i veri interessi dell'Italia, non avrebbe rotto tutti i trattati e violate tutte le leggi per invadere tutti i miei stati in piena pace, senza motivi né dichiarazioni di guerra. Questi sono i miei torti. Preferisco i miei infortuni ai trionfi degli avversari. |
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Le Due Sicilie, ad eccezione di Gaeta e Messina, questi ultimi asili della loro indipendenza, si trovano in mano del Piemonte. Che cosa ha preparato questa rivoluzione ai popoli di Napoli e di Sicilia? |
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Vedete la situazione che presenta il paese. Le finanze non guari si' fiorenti, sono completamente minate, l'amministrazione è un caos, la sicurezza individuale non esiste. Le prigioni son piene di sospetti, in luogo della libertà, lo stato d'assedio regna nelle province e un generale straniero pubblica la legge marziale decretando le fucilazioni istantanee per tutti quelli dei miei sudditi che non s'inchinano innanzi alla bandiera di Sardegna. L'assassinio è ricompensato, il regicida ottiene una apoteosi, il rispetto al culto santo dei nostri padri è chiamato fanatismo; i promotori della guerra civile, i traditori del loro paese ricevono pensioni che paga il pacifico suddito. L'anarchia è dovunque. Gli avventurieri stranieri han messo la mano su tutto per soddisfare l'avidità o le passioni dei loro compagni. Uomini che non hanno mai visto questa parte d'Italia o che in una lunga assenza ne hanno dimenticato il bisogno, costituiscono il vostro governo; in luogo delle libere istituzioni che vi avevo date e che desideravo sviluppare, avete avuto la dittatura più sfrenata e la legge marziale sostituisce ora la costituzione. Sotto i colpi dei vostri dominatori sparisce l'antica monarchia di Ruggero e di Carlo III, e le Due Sicilie sono state dichiarate province d'un regno lontano. Napoli e Palermo saranno governate da prefetti venuti da Torino. Vi è un rimedio a questi mali e alle calamità più grandi ancora che prevedo: la concordia, la risoluzione, la fede nell'avvenire. Unitevi attorno al trono dei vostri padri. Che l'oblio copra per sempre gli errori di tutti; che il passato non sia mai un pretesto di vendetta, ma una salutare lezione per l'avvenire ». Francesco |